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TEROLDEGO, il vino della leggenda

Teroldego, il vino della leggenda - 

Dei 400 e più vitigni autoctoni italiani, non sono poi moltissimi quelli che possono legarsi a miti e leggende. Il Teroldego è uno di questi e la definizione "sangue di drago" usata per indicarne il colorito rosso carico, dai riflessi violacei, ne è la conferma.

La leggenda è legata a un drago che venne ucciso dal cavaliere Firmian - nelle grotte dell'eremo di Castel San Gottardo che sovrastava l'abitato di Mezzocorona - grazie ad un astuto stratagemma, liberando così la valle dell'Adige dalla paura e dal pericolo. Trafitto da una lancia, il drago sconfitto e portato in trofeo, cedette al suolo il suo sangue che poi generò la vite, i suoi grappoli e quindi questo vino potente, profumatissimo e complesso.

Leggenda a parte, sin dal 1480 i documenti notarili trentini registrarono a consegna di una o più "brente" di teroldego, il cui valore serviva da base per le transazioni commerciali. Un legame col mito, e con la ricchezza, che si ritrova ancora in una delle ipotesi sull'origine del nome del vitigno, indicato come tiroler gold, ovvero l'oro del Tirolo.

Fuor da leggenda, il Teroldego prende più banalmente il nome da un toponino presente nella Piana Rotaliana - un terreno alluvionale dell'Adige - Teroldeghe, frazione del Comune di Mezzolombardo, ma conserva ancora dei tratti affascinanti che lo rendono unico. Il suo legame con la storia si evidenzia, ad esempio, nella sua longevità riuscendo ad esprimere il meglio di sé anche dopo aver passato una decade in cantina; nella sua potenza e gradazione alcolica.

E' stato il primo vino trentino ad ottenere la denominazione di origine controllata, negli Anni Settanta, e ancor oggi è uno dei vini caratteristici di questo territorio. La sua coltivazione avviene esclusivamente in un territorio ben limitato del Campo Rotaliano e con impianti a pergola che consentono ai grappoli una perfetta maturazione senza venir "cotti" dal sole dell'estate: questo rende il vino potente, ma mai marmellatoso, con una vibrante acidità che ne sorregge la propensione all'invecchiamento.

Il Teroldego può venir proposto come vino rosso, rosato - anche con l'indicazione Kretzer -, riserva (se viene proposto con almeno ventiquattro mesi di invecchiamento) e superiore, se all'imbottigliamento la sua gradazione alcolica minima è di almeno 12 gradi. Ben precise sono le sue caratteristiche organolettiche: il rosso rubino vira progressivamente verso il granato a seconda dell'anzianità; il suo fruttato è caratteristico, con note di lampone, mirtillo e viola, note vegetali mentolate e lievemente balsamiche.

Un vino importante, unico, legato in maniera indissolubile al suo terroir.