LA LEGGENDA DELLE VIGNE DEL DRAGO di L.Garrone

Correva l'anno Mille … e qualcuno, fino a qualche tempo prima, andava dicendo: "Mille e non più mille!"… ma poi il Mille arrivò e passò fino ad arrivare ai giorni nostri.

Ma, tornando a quei tempi, insieme all'anno Mille correvano anche tante altre cose, e fra questa…anche delle leggende!

Una di queste leggende raccontava di draghi che anche loro corsero, o, per meglio dire, si trovarono a volare attraverso il cielo delle antiche terre del Monferrato… e chissà da dove provenivano. Pare che una di queste coppie di draghi si fermò in queste terre a far tana e metter su famiglia, e dopo qualche tempo misero al mondo un piccolo draghetto di nome… Casimiro!

  La gente aveva molta paura di questi draghi e li scacciava con armi e grida nonostante si narri che questi mostri, al contrario di quanto dicono in genere le altre leggende su di loro, non si cibassero di esseri umani ma di frutta, verdura, pollame e bestiame che avevano la sfortuna di trovarsi sul loro cammino mentre questi mostri volteggiavano per aria al calar del sole. Il draghetto Casimiro intanto cresceva ma non si rendeva ancora conto della sua incompatibilità con gli umani e già dava da pensare ai suoi genitori siccome la sua pelle squamosa verdastra con le creste sfumate di rosso lungo il collo, la schiena e la coda e dei grossi artigli mal si accompagnavano a due splendidi occhioni azzurri che erano più appropriati ad un pargolo d'uomo che ad un drago. Comunque, Casimiro, durante un tramonto, mal calcolando l'esecuzione di alcuni svolazzi giovanili ed inesperti sulla vallata, finì per precipitare contro la finestra di un'osteria. Sfondò la finestra e finì all'interno ammaccandosi il corno del muso e rimase svenuto.

  Gli avventori, l'oste e tutti gli umani e animali domestici presenti dentro e fuori l'osteria fuggirono terrorizzati. Presto Casimiro si riebbe e si guardò intorno toccandosi le ali e il corno doloranti, si accorse di essere rimasto completamente solo ma, sui tavoli illuminati dalle candele erano rimasti tante bottiglie, otri e boccali pieni di vino.

  Incuriosito dal profumo di vino iniziò ad assaggiarlo e, deliziandosene, continuò a bere fino ad ubriacarsi e … a ricadere di nuovo addormentato!

  Per sua fortuna si risvegliò che non era ancora l'alba e gli umani non erano ancora tornati all'osteria, altrimenti l'avrebbero senz'altro fatto fritto, e poté ritornare a casa. Casimiro, in seguito, tentò tante volte di riavvicinarsi agli umani pacificamente desiderando amichevole compagnia e anche di riassaggiare il vino. Ma, appena Casimiro si avvicinava succedeva un parapiglia generale e gli umani fra urla e minacce gli riversavano addosso pietre, frecce e tutto quanto potesse servire a tentare di colpirlo e abbatterlo.

  Passò altro tempo e ormai Casimiro si era rassegnato alla sua vita solitaria da drago e, tra l'altro, nella zona per chilometri e chilometri non c'erano altre famiglie di draghi oltre alla sua e né lui né i suoi genitori avevano mai più rivisto altri draghi. Quell'imbrunire si trovava a passare, cioè a volare su una vallata molto ampia con dolci colline piene di vigneti che, nelle giornate serene e di vento lasciavano ben osservare le alte e distanti montagne.

  Su queste colline l'inverno rigido, la primavera umida e promettente, l'estate afosa e l'autunno tiepido imbottivano e tornivano gli acini dell'uva in maniera impareggiabile, e con l'attenta e costante cura dei vignaioli della zona si ottenevano … e si ottengono tuttora … dei vini meravigliosi! Ma ora, tornando a Casimiro, quella sera come accennavo, mentre si allungavano le ombre delle tenebre, scorse su una di quelle colline un solitario cascinale dai muri antichi e spessi, il tetto scuro e nell'insieme dell'imbrunire piuttosto tetro e con una sola finestra illuminata, che sembrava più a una tana di drago che ad una dimora umana.

  Bisogna sapere che in quel cascinale contornato da bellissime vigne abitava un vecchio contadino di nome Girolamo, solo e senza figli, che impegnava tutto quel che gli rimaneva di vita e salute nella cura dei suoi vigneti, che erano forse il suo unico vero interesse e conforto in una vita così solitaria, e gli altri abitanti della zona non lo vedevano e non lo incontravano se non di rado. Forse a causa dell'invidia per il suo vino migliore degli altri e appigliandosi alla sua scontrosità e misteriosità qualche "mala lingua" sussurrava fosse anche amico del demonio, e quindi mai nessuno andava a fargli visita.

  Intanto Casimiro si era appollaiato su un vecchio tronco proprio a pochi passi dall'uscio del contadino Girolamo e mentre stava pensando al da farsi, ovvero se limitarsi a curiosare senza essere visto o rischiare di farsi notare e rischiare quindi anche le solite botte, se non addirittura le squame, non si accorse che l'ormai crescente luna proiettava la sua ombra con le ali che lentamente si muovevano verso la finestra illuminata, trafilando i vetri e la fioca luce dentro la stanza e proiettando ombre sinistre sul pavimento. Girolamo stava tranquillo lì seduto pensieroso sulla sua sedia a godersi un bicchiere del suo ottimo vino a fine cena ripassandosi con la mano la sua barba incolta bianca ed ispida del suo vecchio volto scavato e cotto dal sole di vigna, con lo sguardo perso nel nulla a fissar per terra, dove all'improvviso vide muoversi le ombre di chi ben sappiamo.

  Girolamo, incuriosito dalle ombre di forma assai strana, lentamente si alzò e si avvicinò alla finestra ad indagare sull'origine delle ombre, ma il riflesso della luna lo ostacolava e quindi si avvicinò piano piano alla porta e la spalancò lentamente trovandosi così faccia a faccia con il mostro.

  I due si fissarono stupiti l'uno con l'altro senza sapere che fare. Prese l'iniziativa Casimiro, che, facendosi forte della paura che incuteva, pensava che il contadino si sarebbe immediatamente spaventato e rifugiato in fretta e furia in casa e gli si avvicinò. Invece Girolamo non arretrò di un passo e si trovò presto a fissare a poche spanne di distanza i due occhioni azzurri di Casimiro. Casimiro, stupito e quasi impaurito allora disse: "ma possibile che tu non hai paura di me?" e Girolamo gli rispose che ormai lui era vecchio, non gli importava più dei pericoli e delle paure della vita terrena e non voleva per questo scomodarsi neanche per uno strano draghetto dagli occhi azzurri.

  Allora Casimiro, vista la curiosità di Girolamo, gli raccontò la sua storia, e quando Casimiro, con aria triste, finì di raccontare, Girolamo lo fissò immobile per alcuni istanti e poi sbottò: "vedi che avevo ragione a non aver paura di te?, tu cerchi solo compagnia e un po' di buon vino, e quindi sarò felice di ospitarti". Così il vecchio contadino scontroso con i suoi simili ma, incredibilmente, a suo agio con un drago, rientrò in casa con Casimiro ed insieme passarono la serata l'uno a parlare dell'altro, mangiando insieme il piatto preferito di Girolamo, ovvero il "fritto misto alla monferrina", composto da una frittura mista di carne e frattaglie bovine guarnite da verdure di stagione fritte e da altre fritture dolci come mele, biscotto, amaretto e semolino, il tutto accompagnato da caratteristiche salse, e nel nostro caso, accompagnato anche dall'ottimo vino di Girolamo.

  Dopo quella sera tante altre sere Casimiro andò a trascorrerle dall'amico Girolamo e sovente, quando era stagione Casimiro ricambiava l'ospitalità portando dei prelibati e profumatissimi tartufi bianchi e neri, essendo che Casimiro aveva un olfatto finissimo per individuarli nel terreno e per poi quindi estrarli, e di cui queste colline e vallate erano così ricche allora come adesso oltre che di vigne.

  Casimiro, a forza di frequentare Girolamo, non solo nel tempo imparò ad assaggiare e gustare il buon vino ma imparò anche le tecniche ed i segreti per coltivare la vite e produrre un ottimo vino. Infatti, si narra anche che, dopo la morte di Girolamo, non avendo quest'ultimo eredi prossimi, la cascina e le vigne rimasero per parecchi anni in abbandono, anche se molti notarono sorpresi che le vigne erano sempre misteriosamente in ottimo stato, ben curate, e al tempo di vendemmia erano cariche di bellissimi e gustosi grappoli, che, poi d'incanto improvvisamente da sera a mattina scomparivano.

  Ma nessuno osò mai avvicinarsi alle vigne e alla casa, e dalle finestre di quest'ultima molti, nelle notti, giurarono di aver visto uscire lampi e bagliori strani, come quelli che escono dalle fauci dei draghi. E ancor ora, se vi capita di attraversare queste terre e discorrere di esse con qualcuno dei suoi più vecchi abitanti, non sarà improbabile che vi vengano indicate con il nome delle "terre delle vigne del drago".

 

OPERA INEDITA DEPOSITATA S.I.A.E.

TUTTI I DIRITTI RISERVATI ® A LIVIO GARRONE.

Lo staff di www.dicantinaincantina.it  ringrazia Livio Garrone per la gentile autorizzazione concessa.

Si rimanda al sito http://www.garronevini.com per la versione corredata di disegni.