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"La volpe e l'uva" di Esopo

"C'era una volta una volpe molto furba.

Al suo apparire tutti gli animali del bosco fuggivano, sapendo quanto fosse crudele e insaziabile, tanto che alla fine si ritrovò senza più niente da mangiare.

Affamata, la volpe giunse in un vigneto. Passò di fianco a dei tralci di vite da cui pendevano grossi grappoli d'uva matura, che parevano dolci e succosi.

"Uva? Con la fame che ho, meglio che niente..." si disse la volpe. Così si alzò sulle zampe posteriori e saltò con agilità per afferrare un po' d'uva, ma non riuscì a raggiungerla. Allora si allontanò per prendere la rincorsa e provò ancora, con tutte le sue forze. Riprovò più e più volte, con ostinazione ma senza alcun successo: i grappoli d'uva sembravano sempre più lontani.

"Cra! Cra! Cra!" rideva dall'alto di un ramo una cornacchia, prendendosi gioco di lei.

" Quest'uva è troppo acerba! Poco importa se non riesco ad afferrarla... ritornerò quando sarà matura!" Concluse ad alta voce la volpe, gonfiando il petto per darsi un contegno, nonostante la delusione patita e la pancia vuota".

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L'autore

Esopo (620 a.C. circa – 560 a.C. circa) fu uno scrittore greco antico e visse nel VI secolo a.C., nell'epoca di Creso e Pisistrato; era un grande scrittore di favole. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore. I primi racconti in forma di favola che ci sono stati tramandati sono i suoi.

Della sua vita si ha una conoscenza soltanto episodica, basata su pochi riferimenti presenti nell'opera di scrittori di epoca successiva come Aristofane, Platone, Senofonte, Erodoto, Aristotele e Plutarco. Un riferimento alla figura di Esopo si trova anche nella fiaba egizia della schiava Rhodopis, o Rodopi, un antico prototipo di Cenerentola e altri racconti di favole e fiabe. Una fonte decisamente successiva è una Vita di Esopo che raccoglie gran parte dei racconti popolari su Esopo. La mancanza di fonti certe e riferimenti coevi ha portato alcuni studiosi a mettere in dubbio la maggior parte della tradizione sulla vita di Esopo (e persino la sua stessa esistenza).

Le favole di Esopo hanno principalmente uno scopo didascalico ed educativo. Ciò significa che, nelle narrazioni, assistiamo di continuo a situazioni ispirate a un insegnamento pratico soprattutto con uno sfondo di deterrente morale che si riflette sulla fisicità e sull'emotività dei personaggi. Gli exempla di Esopo sono magistrali nella loro piccolezza, riflettono infatti, in situazioni elementari, tutte le caratteristiche della vita reale. L'inganno, la verità, l'apparenza, la stoltezza e l'astuzia: queste caratteristiche astratte sono esposte di frequente in Esopo, ma tutte in correlazione con la morale finale, con un fine educativo. Il valore educativo delle favole di Esopo spinse sul finire del XVII secolo il re di Francia Luigi XIV a far realizzare un labirinto alla Reggia di Versailles all'interno del quale si trovavano 39 fontane con statue a rappresentare alcune delle favole.

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Differenza fra fiaba e favola

La fiaba è una narrazione di origine popolare, che deriva dalle storie raccontate durante impieghi comuni e automatici, come la filatura. Questi lavori, infatti, non impiegavano particolarmente la mente, essendo fortemente automatici, e permettevano quindi di concentrarsi sul ripetere queste novelle con esattezza e attenzione, facendo diventare quest'arte di raccontare una vera e propria tradizione. Caratteristiche della fiaba sono la brevità del racconto e la presenza, in esso, di avvenimenti e personaggi fantastici, come fate, orchi, giganti.

La favola nasce, invece, con uno scopo completamente diverso: non vuole intrattenere, come la fiaba, ma educare. Per questo, la favola presenta sempre, al termine del racconto, una morale, più o meno esplicita. Anch'essa è generalmente molto breve, ma i suoi protagonisti sono animali o esseri inanimati(molto spesso antropomorfizzati, cioè con caratteristiche umane quali la capacità di parlare).