"Il Grignolino contro natura di Liedholm" di Carlo Petrini
"Mi interesso poco al calcio, più da curioso del fenomeno sociale e umano che da esperto, mi divertono le minuziose disquisizioni tecniche e la memoria statistica di alcuni amici tifosi, ma non ne sono coinvolto e non posso esprimermi con cognizione di causa. Liedholm però è un nome che qualunque italiano, compreso me, ricorda: la fama del mitico svedese Nils, giocatore del Milan, allenatore della grande Roma dei primi anni '80, resta inalterata, la sua figura signorile e i suoi modi educati fanno rimpiangere un'epoca e uno stile ormai purtroppo passati. Io però voglio parlare di un Liedholm protagonista di una storia molto piemontese. Certo, non si può prescindere dalle radici svedesi e calcistiche, ma quello che mi piace raccontare è il filo rosso di relazioni, casualità e destini che porta alla terra, a filari di vigne allineati sulle colline del Monferrato e infine a un vino che del territorio è l'espressione più caratteristica, il Grignolino.
Carlo è l'unico figlio di Nils Liedholm e della torinese Maria Lucia Gabotto di San Giovanni; nasce un mese dopo la finale Svezia-Brasile dei mondiali del 1958, grande risultato per la Nazionale dell'allora giocatore del Milan, in Italia da una decina d'anni. Il 1973 è l'anno in cui si consolidano due punti focali per Nils: Roma, la squadra di cui diventa allenatore, e Cuccaro Monferrato, dove compra una casa. Villa Boemia è un bell'edificio dalla sobria architettura ottocentesca in piena campagna, domina dall'alto dolci colline variamente disegnate a viti, campi arati, macchie boscose. Dicono sia stata costruita da uno del posto emigrato in Boemia, diventato ricco con i famosi cristalli. «Siamo arrivati qui un po' per caso», ricorda Carlo. «Mia madre amava la campagna piemontese, e il posto le piacque nonostante fosse abbandonato, e corresse voce di qualche misterioso fatto di sangue accaduto. Io avevo 15 anni, studiavo a Roma al liceo classico. C'erano dei vigneti, e per i primi anni ci limitammo a curarli e a vendere l'uva. Poi un anno il prezzo delle uve fu più basso di quello del grano, e allora mia madre decise di provare a fare il vino, mi coinvolse e con alcuni compagni di scuola riuscii a vinificare la mia prima vendemmia, 5000 litri. Ma ero impegnato con lo studio, e negli anni seguenti è stata lei a portare avanti quella che stava diventando un'azienda, mentre io studiavo a Coverciano da manager del calcio, e coltivavo altri interessi, come la storia dell'arte».
Nella famiglia Liedholm però resta Carlo quello che se ne capisce di vino, il nonno materno piemontese gli ha trasmesso questa passione: dall'età di 15 anni è lui a scegliere cosa bere nelle occasioni speciali. Il padre Nils, cedendogli quest'incombenza, raccontava di essersi avvicinato al vino solo dopo il suo arrivo in Italia, a 27 anni, e di aver cominciato a berlo su consiglio del medico sportivo, per la pressione bassa. Così, pur dedicandosi alla dirigenza di società calcistiche, come il Casale e il Sant'Angelo Lodigiano, Carlo Liedholm affianca la madre nella gestione dell'azienda. «Il 1985 è l'anno della svolta, abbiamo deciso di rifare la cantina. Ho voluto ridimensionare l'aspetto commerciale e legare di più la produzione al territorio: solo uva nostra o della nostra zona. Tutto questo con l'aiuto fondamentale di Donato Lanati, che oltre a essere il mio enologo è un amico da sempre, dato che eravamo ragazzi insieme qui a Cuccaro». Con Lanati una passione condivisa, quella per il Grignolino: «Lo amiamo perché è un vino contronatura: è difficile da produrre e da vinificare, ha una resa per ettaro bassissima, quando lo vendi costa poco. Produrlo sembra un assurdo, eppure è l'espressione più tipica di questa zona e affascina proprio perché è scontroso, non piace ai neofiti ma solo a chi ha un rapporto profondo con il vino. La sua piacevolezza si scopre col tempo, non annoia, non stanca, si adatta a tutto».
Da queste parti gli incentivi europei dati negli anni '80 a chi estirpava la vite hanno cambiato letteralmente il paesaggio, sostituendo ai vigneti campi di mais o pioppeti. Ora che un quintale di grano si vende a 10 euro, tante aziende agricole sono in difficoltà. «Con il vino c'è ancora qualche spiraglio, ma bisogna comunque venderlo. Qui non c'è il Barolo, i nostri vini hanno prezzi infinitamente inferiori, ma per produrli i costi non sono tanto diversi. Il Monferrato Casalese ha ottime potenzialità, ma deve crederci di più, puntare sulla qualità e sulla bellezza di panorami ancora integri».
Carlo Liedholm quando parla di vino rivela la stessa passione che ho incontrato spesso in altri produttori, piemontesi da generazioni. Perché le radici e l'appartenenza nascono dall'esperienza, dalle amicizie, dai legami importanti, da uno scorcio di paesaggio che abita nel tuo cuore. I suoi due figli sono cresciuti qui, sua moglie Gabriella era di Casale, è stata una vittima dell'Ethernit, colpita da mesotelioma.
Due diverse tradizioni e culture si fondono in questo personaggio che si sente italiano ma ha il passaporto svedese, che considera suo questo piccolo paese «rimasto un po' fuori dal mondo» ma torna spesso e volentieri in Svezia, che ammira la civiltà scandinava ma partecipa al calore della convivialità mediterranea. Cuccaro ha voluto tributare un omaggio a Nils Liedholm promuovendo un gemellaggio con la sua città natale Valdemarsvick e ha in progetto di organizzare un importante torneo calcistico. Così si rinsalderà il legame tra due paesi lontani, nato per caso grazie alla Boemia, la misteriosa villa dei cristalli".
Carlo Petrini (Bra, 2 Giugno 1949) conosciuto come Carlin è un gastronomo, giornalista e scrittore italiano, fondatore dell'associazione Slow Food.